25/11/2020

Un importante traguardo nell’ambito della ricerca scientifica sul tema della qualità dell’aria durante l’emergenza sanitaria da COVID-19 è stato raggiunto da AMAT grazie alla collaborazione con il team del Prof. Sioutas dell’University of Southern California. Sulla rivista scientifica “Science of the Total Environment” è stato pubblicato on line il paper in peer review relativo agli effetti sulla qualità dell’aria dei provvedimenti legati all’emergenza Covid-19 nell’area di Milano: “The impact of stay-home policies during Coronavirus-19 pandemic on the chemical and toxicological characteristics of ambient PM2.5 in the metropolitan area of Milan, Italy”.

Obiettivo di questo studio è stato quello di caratterizzare e rappresentare i cambiamenti nelle componenti e nelle proprietà tossicologiche del particolato fine (PM2.5) durante le restrizioni legate alla pandemia nell’area milanese.

A tale scopo sono stati raccolti su filtro campioni di PM2.5 presso un sito residenziale nell'area metropolitana di Milano nel periodo che va da aprile a giugno 2020, confrontati con analoghi campioni raccolti nello stesso periodo del 2019, con risultati riferibili al periodo di full-lockdown, al successivo periodo di blocco parziale e a quelli di completo rilassamento delle restrizioni COVID-19. Sui filtri sono state effettuate analisi in riferimento a carbonio elementare e organico (EC/OC), carbonio organico solubile in acqua (WSOC), metalli e singole specie organiche, quali, ad esempio, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e levoglucosano.

Sono stati, inoltre, analizzati i livelli di biossido di azoto (NO2) e benzene (C6H6), inquinanti gassosi traccianti delle emissioni da traffico, che hanno subito una riduzione significativa durante l'intero periodo COVID-19 considerato rispetto allo stesso arco di tempo nel 2019, principalmente a causa dei provvedimenti di lockdown delle attività e relativo calo del traffico stradale indotto.

Allo stesso modo, con poche eccezioni, si sono comportati i ‘traccianti’ delle emissioni dallo scarico dei veicoli (ad esempio, IPA associati al traffico) e del particolato da risospensione (metalli quali Fe, Mn, Cu, Cr e Ti): relativamente inferiori durante i periodi lockdown (pieno e parziale) rispetto all'anno 2019, tali inquinanti hanno registrato una tendenza all'aumento della concentrazione in massa, passando dalla fase di lockdown ai successivi periodi a causa della graduale revoca delle restrizioni di blocco.

Si sono invece riscontrate concentrazioni di PM2.5 e Black Carbon (BC) comparabili tra periodo di lockdown e stesso periodo dell’anno 2019 che vengono attribuite alla compensazione tra le più basse emissioni derivanti dalla riduzione del traffico veicolare e l’incremento dell’utilizzo della biomassa legnosa nell’ambito del riscaldamento residenziale.

Infine, la riduzione del traffico stradale durante i periodi di lockdown totale e parziale ha portato a un calo di circa il 25% del potenziale ossidativo del PM2.5, indice di tossicità per la salute umana (determinato con test in vitro e legato alla presenza di metalli e composti organici), rispetto al periodo successivo, nonché allo stesso periodo del 2019.

 

LINK per la divulgazione dei risultati del lavoro (‘free’ riservato ai primi 50 accessi)

 

 

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